film, Usa 2019, 122' colore
Regia di Todd Haynes

con Mark Ruffalo, Anne Hathaway e Tim Robbins

Basato su una storia vera, racconta le vicende di Robert Bilott, avvocato ambientalista, protagonista di una estenuante battaglia legale durata ben 19 anni contro il colosso chimico DuPont, e di come, da uomo tenace e combattivo, ha rappresentato 70mila cittadini dell'Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile era stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA (acido perfluorooctanico). Grazie ad uno studio tossicologico sulle vittime, Bilott riuscirà a dimostrare i rischi per la salute associati alla contaminazione delle acque e otterrà per loro un importante risarcimento.





RECENSIONE

Non è mai semplice raccontare la vita di personaggi importanti nella storia che hanno lottato per un mondo più giusto senza cadere nella agiografia. Todd Haynes ci riesce perfettamente con Cattive Acque (Dark Waters il titolo originale), un film incentrato sulla vita di un avvocato statunitense, Rob Billot, che lotta contro il potere di una delle più grandi multinazionali della chimica, la Du Pont.

Nei titoli di testa del film la storia non si dichiara ispirata alla sua vita, ma a un articolo del New York Times del 2016, L’avvocato che divenne il peggior incubo per la Du Pont. Forse perché ispirato dalla dimensione giornalistica di quell’articolo, Haynes crea un film con un forte taglio di inchiesta.

L'avvocato statunitense sul finire degli anni Novanta era un brillante socio della Taft Stettinius & Hollister, una società di avvocati che difendeva le principali industrie della chimica a Cincinnati, in Ohio. Nel 1998, però, un contadino della West Virginia, Wilbur Tennant, legato a lui da vicende familiari, piomba nel suo studio perché convinto che responsabile della morte di centinaia di suoi bovini sia la multinazionale Du Pont, che riversa nel torrente che passa a fianco della sua tenuta gli scarti di lavorazione di una delle sue discariche. L’incontro con Wilbur Tennant cambierà la vita di Billot e cambierà pure la lotta contro il potere della chimica.

Rob infatti scoprirà che la multinazionale da 50 anni utilizza sostanze chimiche fino ad allora ignote chiamate PFOA (che si dividono in varie famiglie tra cui i PFAS) per permettere l’idrorepellenza di una svariata gamma di prodotti, tra cui le famose pentole in teflon, già diffuse in tutto il mondo da decenni.

I PFOA, però, sono altamente tossici per la salute e possono causare una quantità notevole di patologie agli esseri umani così come agli animali, dal tumore alla prostata, ai reni, ai testicoli, a disfunzioni alla nascita e infertilità. Billot scopre che la Du Pont già da molti anni conosce la pericolosità delle sostanze e non agisce per non mettere in discussione i propri profitti, mentre malattie e mortalità nella zona di Parkersburg (West Virginia) si propagano a dismisura. Decide allora di fare 'l'unica cosa giusta' cioè intraprendere una lotta totale contro il potere della Du Pont che andrà avanti per molti anni e lo porterà a scontrarsi contro un sistema (istituzioni incluse) che difende a tutti i costi il capitale e non la salute delle persone.

Quello che il film non dice è che quanto è accaduto in West Virginia non è un caso isolato. Un simile inquinamento salì agli onori della cronaca anche in provincia di Vicenza nel 2016, a partire dal caso della Miteni, fabbrica chimica di Trissino produttrice di queste stesse sostanze che avvelenò la falda acquifera della zona. Le indagini epidemiologiche portarono a scoprire che più di 350 mila persone vivevano in area contaminata, e che i livelli di presenza di PFOA nel sangue degli abitanti erano molto preoccupa
nti. La mobilitazione crebbe nel tempo con cortei e azioni che svelarono la tossica complicità tra le istituzioni (Regione Veneto in primis) e il padronato industriale vicentino. Il 20 settembre 2017 ci fu pure un potente incontro al teatro di Lonigo (Vicenza) proprio tra Rob Billot e i Comitati No Pfas vicentini.

Pure da noi come negli Usa, il modello di sviluppo basato sul profitto, sulla mancanza di trasparenza delle imprese e sulla loro rete clientelare nella politica ha messo (e tutt’oggi mette) seriamente a rischio la vita di migliaia di persone, anche perché, come si spiega nel film di Haynes, ormai tutti abbiamo un po’ di PFOA nel sangue (la quantità dipende da quanto vi siamo esposti), perché è una sostanza che non si scioglie e rimane permanentemente nel nostro organismo.

Il film è infine un invito a continuare a lottare per avere giustizia, anche quando sembra impossibile, anche quando si è soli davanti al potere di giganti come si trovò, giusto 20 anni fa, Rob Billot.

Riccardo Carraro

Fonte: Dinamo Press