documentario, Messico, 2022, 96’, colore
regia di Helmut Dosantos


Un documentario di osservazione che esplora differenti modi di resistenza alla modernizzazione nel cuore del Messico, ritraendo la gran diversità delle comunità native e afro-discendenti di tutto il paese. È un omaggio all'essere umano, al suo lavoro quotidiano e a coloro che lottano per preservare la propria identità culturale, attraverso una "Atlantide perduta”, dove innumerevoli possibilità di esistenza continuano a resistere all'ombra della modernizzazione, contro quel tipo di progresso che - marciando a tutta velocità - allontana ogni considerazione critica sulla direzione e sui valori da seguire.




RECENSIONE

Esiste un altro Messico, lontano e quasi libero da legami con quello che conosciamo più facilmente attraverso i media, le guide turistiche, le notizie politiche, la cronaca criminale? Un Messico in cui le radici precolombiane riescano ancora a mostrarsi nella loro irriducibilità e il paesaggio si riaffermi come casa comune, successione di luoghi i cui abitanti possano dirsi portatori di una cultura condivisa, partecipi, attraverso le loro azioni le pratiche quotidiane i gesti rituali, di un contesto naturale ancora in grado di tenere la modernità a distanza? A queste domande il film di Helmut Dosantos risponde individuando non una ma diverse nazioni, plasmate dalla rete di relazioni che i singoli individui mantengono con la terra, il paesaggio e lo spirito che li pervade.

Gods of Mexico è il risultato di un lavoro proseguito per quasi dieci anni prima di giungere a conclusione. Il materiale selezionato è stato organizzato con cura e precisione a costruire un percorso articolato in sei momenti, secondo una logica interna declinata nelle categorie della religione, del lavoro, dell'espressività; categorie sempre interconnesse a formare il tessuto forte del reciproco riconoscimento.

Le divinità cui il titolo fa riferimento sono quattro e corrispondono ai quattro punti cardinali verso i quali lo sguardo si orienta nell'ideale panoramica da cui scaturisce l'immagine complessa di questo insieme di nazioni: Xipe-Tótec (l'Est), Texcatlipoca (il Nord), Quetzalcóatl (l'Ovest), Huitzilopochtli (il Sud). I quattro capitoli così intitolati sono compresi tra un prologo (Blanco/El Sur) e un epilogo (Negro/El Norte) dedicati particolarmente al tema del lavoro.

Adriano Piccardi - Cineforum.it

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