documentario, Stati Uniti, 2019, 99’, colore
regia di Lesley Chilcott
È la storia del capitano Paul Watson, attivista e ambientalista canadese, fondatore di Sea Shepherd e co-fondatore di Greenpeace, il pirata che attraversa l’oceano senza paura in difesa del mondo marino. Un complesso quadro sull’ambientalismo, adrenalinico e affascinante, che nelle profondità del mare ci costringe a restare con il fiato sospeso. L’oceano produce ossigeno, regola il clima della Terra e ospita numerose specie molte ancora da scoprire, ma è anche diventato una zona di guerra. “Se l’oceano muore, moriamo tutti. Non riusciremmo a sopravvivere su questo pianeta con un oceano morto” dice Watson che ha più volte rischiato la sua vita e la sua libertà per salvare l’oceano e i suoi abitanti.
RECENSIONE
Il documentario racconta Paul Watson, uno dei fondatori di Greenpeace, difensore degli oceani, con la meravigliosa e incontenibile forza delle immagini marine e faunistiche
Il capitano canadese Paul Watson è stato uno dei fondatori di Greenpeace dove ha compiuto numerose azioni di interposizione finché nell’organizzazione non ha prevalso una corrente più “moderata” che non gradiva le sue azioni dirette. A quel punto Watson ha lasciato Greenpeace e ha fondato Sea Shepherd, che è oggi una delle più note ed efficaci organizzazioni che si battono contro la caccia alle balene e in genere contro la caccia di tutte le specie marine protette.
Nell’ottobre 1969 il suo coinvolgimento è cominciato organizzando una protesta contro i test nucleari della Atomic Energy Commission sull’Isola Amchitka in Alaska. Nel giugno del 1977, Watson ha lasciato la Fondazione Greenpeace a causa di disaccordi organizzativi e tattici. Non approvava l’emergente struttura burocratica dell’organizzazione; sentiva infatti che gli obiettivi originari dell’organizzazione erano stati traditi, e perché ha sentito il bisogno di proseguire con azioni dirette di conservazione in alto mare, che andavano portate avanti da una organizzazione che avrebbe rispettato anche tutte le norme che tutelano la fauna marina.
Per rispondere a questa esigenza, in quello stesso anno, Watson ha fondato la “Sea Shepherd Conservation Society”, un organismo dedicato alla ricerca e all’indagine, pronta all’azione diretta perché vengano rispettate le leggi, i trattati, le delibere e i regolamenti stabiliti per proteggere la fauna marina in tutto il mondo. Questo è il documentario che racconta il personaggio e l’uomo, con la meravigliosa e incontenibile forza delle immagini marine e faunistiche. Paul Watson ha trascorso 40 anni a combattere per porre fine alla distruzione della fauna oceanica e dei suoi habitat. In parte pirateschi e in parte filosofici, i metodi di Watson non si sono fermati davanti a nulla per proteggere ciò che sta in fondo alle acque. Diventato famoso con lo show televisivo ‘Whale wars’ (guerra alle baleniere), si è più volte scontrato con le flotte giapponesi accusate di pescare illegalmente balene, squali e altri animali marini in pericolo, al punto da essere considerati terroristi dal governo giapponese.
È stato in fuga dalle autorità in tre Paesi a partire da maggio del 2012. Nel febbraio dello stesso anno il gruppo è stato etichettato come pirata da una corte d’appello statunitense. La stessa corte ha ordinato in dicembre a Sea Shepherd di tenersi ad almeno 500 metri dalle baleniere giapponesi. Secondo il Giappone l’ordine è stato infranto almeno due volte in febbraio. Famose le «battaglie» ingaggiate in Antartide contro le baleniere giapponesi, a cui è stata dedicata anche una serie di documentari tv trasmessi da Animal Planet. Le azioni di disturbo, nel corso degli anni, hanno dato i loro frutti e a quanto pare negli ultimi anni, con la flotta di Sea Shepherd arricchita anche di elicotteri e droni, la campagna ha dato ottimi risultati riducendo a meno di un terzo il quantitativo di balene uccise dai giapponesi con la scusa della ricerca scientifica.
Paul Watson ha rischiato di annegare da ragazzino ed è cresciuto con un padre molto severo e violento, due spunti biografici certamente non sufficienti a trovare le ragioni di questa sua esistenza vissuta al limite, ma che permettono al regista (autore nel 2015 del doc Codegirl, dedicato al mondo della tecnologia al femminile) comunque di lasciar confluire in una personalità assai complessa tutta la potenza di una vita dedicata per un mondo più giusto e sostenibile.
Leonardo Lardieri - Sentieri Selvaggi - 07.03.2022
Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd, è l’ecopirata (buono) più famoso del Pianeta. Colui che ha scelto di difendere le balene contro chi le uccide insanguinando le acque degli oceani, innalzando come vessillo una bandiera nera che evoca i pirati e le loro azioni di guerriglia marina, scegliendo di essere «un pirata della compassione contro chi è invece un pirata del profitto».
«Se l’oceano muore, moriamo tutti». E' il mantra di questo affascinante guerriero moderno che negli anni non si è tirato indietro di fronte a nessuna battaglia, anche a costo di rischiare in prima persona.
Il film, serrato e coinvolgente, alterna straordinarie immagini girate nelle profondità dei mari di tutto il mondo a movimentati momenti di vere e proprie battaglie tra navi di grandissime dimensioni e gommoni che gli si parano davanti per impedirgli di portare a termine la pesca. Novantanove minuti di racconto emozionante e coinvolgente che riguarda e racconta le lotte senza quartiere del settantaduenne canadese.
«Un esempio di eroe da seguire – commenta Andrea Morello fondatore dal 2010 di Sea Shepherd Italia che racconta di aver scelto l’associazione ambientalista proprio per il modello rappresentato da Watson – mi ha ispirato e mi ispira tutt’oggi. Una persona capace di rischiare la sua vita per salvare anche una sola balena. Che ha dedicato la sua intelligenza e la sua scaltrezza alla difesa degli animali».
Sea Shepherd
Sea Shepherd è un’organizzazione senza scopo di lucro che si basa sull’impegno di Volontari che impiegano il loro tempo, le loro energie e le loro risorse finanziarie personali, per sostenere una causa importante come quella della salvaguardia del Mare e della vita in esso contenuta, consci che se il Mare muore, l’intera vita sul pianeta sarà soggetta all’estinzione.
Sea Shepherd indaga e documenta quando le leggi per proteggere gli oceani e la fauna marina del mondo non vengono applicate. Usa azioni innovative e dirette per documentare e affrontare le attività illegali nei santuari marini d’alto mare e nelle acque sovrane dei paesi, attraverso accordi di cooperazione con le forze dell’ordine.
Le campagne di Sea Shepherd sono efficaci perché utilizzano azioni dirette per ottenere risultati, anziché cartelloni pubblicitari, petizioni o marce di protesta. Le loro navi, principalmente formate da equipaggi di volontari, hanno salvato oltre 6000 balene dalle navi arpionatrici giapponesi nelle pericolose acque antartiche. Hanno bloccato i cacciatori, recuperato migliaia di attrezzi da pesca illegali e inseguito senza sosta una delle navi da bracconaggio più famose del mondo per 110 giorni, fino alla resa dell’equipaggio culminata con la distruzione della propria nave.
Sea Shepherd Global coordina alcune delle più famose campagne in alto mare ed è un movimento con campagne nazionali condotte localmente dai gruppi di Sea Shepherd in Australia, Nuova Zelanda, Francia, Regno Unito, Belgio, Finlandia e Italia.
Fonte: Sea Shepherd Italia
Sea Shepherd è una delle organizzazioni fondatrici dell’Iniziativa dei Cittadini Europei:
Stop Finning-Stop the Trade - Stop allo spinnamento, Stop al commercio
Ogni anno oltre 70 milioni di squali muoiono per mano dell’uomo, spesso a causa delle loro pinne, utilizzate nella cucina orientale ma spesso pescate nei nostri mari. Infatti 3.500 tonnellate di pinne vengono esportate dall’Europa verso l’Asia ogni anno e tra le prime 20 nazioni a livello mondiale in fatto di pesca degli squali si trovano tre stati dell’Unione Europea. Gli squali, in cima alla catena alimentare, sono essenziali per la vita negli oceani, ma la loro estinzione è già in corso.
Molte specie di squali hanno già perso dal 90 al 99% della loro popolazione. L’estinzione di una specie è uno shock per la natura e crea enormi disequilibri; come afferma il Capitano Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd: “L’estinzione è per sempre”. Nell’Unione Europea, il modo più cruento per ottenere le pinne di squalo, il cosiddetto finning, è ufficialmente vietato. Nel finning, le pinne vengono tagliate a bordo del peschereccio e lo squalo viene rigettato in mare, dove morirà per asfissia o dissanguato.
Mercoledì 11 gennaio 2023 sono state consegnate alla Commissione europea 1.119.996 dichiarazioni di sostegno al divieto delle pinne di squalo.
L’iniziativa Stop Finning-Stop the Trade è diventata l’ottava iniziativa dei cittadini europei (Ice) a essere presentata alla Commissione europea. L’esecutivo Ue è invitato a proporre misure legali per porre fine al commercio di pinne sul territorio comunitario, “compresa l’importazione, l’esportazione e il transito di pinne diverse da quelle naturalmente attaccate al corpo dell’animale”.
Con la consegna delle firme è stato avviato il processo politico ufficiale: entro un mese i rappresentanti della Commissione Europea incontreranno i rappresentanti dell’iniziativa “Stop Finning-Stop the Trade”. Entro 3 mesi l’iniziativa verrà presentata in un’audizione pubblica al Parlamento Europeo. Entro 6 mesi, la Commissione spiegherà quale azione proporrà in risposta all’iniziativa.
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